Gianfranco Fiore Pittore        
 
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Le maestranze

 

 

 

 

 

 
 

Il primo a mettere mano al carretto era l’indoratore (‘nurraturi), che iniziava la sua opera trattando con una mano di stucco e olio di lino l’intera superficie del carro, in modo da riempire le porosità del legno e solo dopo aver turato i buchi e le imperfezioni del legno con lo stucco, stendeva una prima mano di un fondo bianco (litopone) per trattare la superficie del legno, poi ne stendeva una seconda mano ed infine su questa passva il colore scelto, un giallo dorato splendente più o meno acceso o un rosso carminio (a secondo della zona geografica o dello stile della scuola), stando ben attento a lasciare il fondo bianco solo in quelle zone apposite ad accogliere le raffigurazioni più grandi, come le fiancate laterali. Terminato l'intervento dell'indoratore il lavoro proseguiva con l'abbozzo grossolano delle prime decorazioni, compito questo affidato al decoratore di carri. Egli cominciava a ricoprire ogni parte con della pittura, è non veniva dimenticato nessun angolo, superficie o particolare, infatti questi interventi decorativi, coprivano sia la parte scultorea intagliata, sia le zone lisce o nascoste del carretto. La parte più visibile era costituita dalle superfici della cassa e dai davanzali che il decoratore decorava con motivi geometrici, ma anche parti meno visibili come il fondo della "cascia" era decorato. Anche le ruote sono interamente dipinte di giallo ed accolgono motivi decorativi. Vi erano principalmente due tipi di decorazioni. La prima da  “carretto povero” a tinta unica con qualche perfilo e raffigurazione negli scomparti dei laterali e la seconda molto più diffusa da “carretto ricco” detto anche “patrunali” o del “massaro”, dipinto in ogni sua parte, decorato e verniciato, raffigurante storie (da qui istoriare) di ogni genere.

La tecnica decorativa Il decoratore si serviva di tinte create con pigmenti (minerali o naturali) stemperati in olio di lino e vernice, che stendeva sulla base di giallo o bianco. I colori prevalenti erano il rosso, il turchino o l'azzurro scuro, il verde, posti uno accanto all’altro, su di una base di giallo e bianco ed applicati con tecnica piatta cioè in modo uniforme ed omogeneo, senza sfumature o gradazioni intermedie e mezzitoni, senza effetti chiaroscurali o toni smorzati. In sovrapposizione a queste tinte venivano successivamente eseguite alcune parti filettate di colore rosso e nero. I disegnati venivano tracciati con l'ausilio di mascherine di cartone, squadrette e righelli e poi modificati a mano libera. L’alternanza fra colori e fra motivi decorativi e figurativi, gioca un ruolo fondamentale ed interattivo di grande effetto. L’effetto che si ottiene nell’insieme e di un perfetto equilibrio cromatico e di mirabile intonazione, che rappresentano gli elementi necessari per una buona riuscita della decorazione.

 

Dopo l’abile lavoro del carradore, del fabbro e dell’intagliatore, il carretto entrava nella bottega del decoratore che quasi sempre era la stessa del pittore. Vi è da dire che il costume di dipingere i carri è documentato in Sicilia a partire dai primi decenni dell'Ottocento, sull'esempio delle portantine, delle lettighe e delle carrozze del '600 e del '700 riccamente decorate con squisite decorazioni dipinte e intagliate. Fu nell’800 che si diffuse il costume di dipingere le fiancate del carretto e di intagliare e decorare le varie parti che lo compongono. Tale aspetto della cultura figurativa popolare é di grande interesse e va messo in relazione con quello delle pitture su vetro, della pittura degli ex voto, dei cartelloni dell'opera dei pupi e della diffusione delle stampe. In origine il carretto non aveva alcuna pretesa decorativa, ma era colorato soltanto di una semplice tinta blu o grigia, con una filettatura in rosso e con delle chiazze di turchino e giallo, usata solo allo scopo di proteggere il legno dall’azione dell’acqua, dalle polveri e dalle tarme. Col passare del tempo, verso la seconda metà dell’800 si introdussero soggetti di tipo religioso popolare, figure con funzioni protettrici e propiziatorie, immagini della Madonna o di Santi per ringraziare delle grazie ricevute ed esorcizzare ogni genere di minaccia, e furono usati sempre più spesso i colori giallo e rosso (i colori della municipalità palermitana). Presto ai motivi religiosi si sostituirono quelli fitomorfi e zoomorfi, quali uccelli, farfalle, ciliegie, per terminare con le storie dei Paladini che diventarono i soggetti preferiti dai pittori di carretti e dai carrettieri che nella qualità di committenti spesso suggerivano i soggetti della pittura. Dopo il 1860 il carretto ha già assunto l’odierna forma e veniva decorato con continuità e con la tecnica usata dai più famosi pittori di carretti.

 
 
 
 

Motivi decorativi Fra le decorazioni motivi geometrici mescolati a motivi figurativi. Nelle zone del palermitano prevaleva l'uso di motivi decorativi geometrici interposti a motivi figurativi di angeli, fiori, teste di cavallo, mezzibusti di donne e di cavalieri etc.., mentre nel catanese prevalgono motivi decorativi fitomorfi.

Classificazione

Volendo classificare l’universo decorativo del carretto, i vari motivi si possono così raggruppare:

  • Motivi geometrici (scacchi, triangoli, rombi, ovali, cornici, stelle, cerchi, spicchi, mezzicerchi, filetti e linee, intrecci geometrici e arabeschi)
  • Motivi fitomorfi (fiori, ramoscelli, foglie, frutti, intrecci floreali)
  • Motivi zoomorfi (Teste di cavalli, falchetti, aquile, cigni, grifoni)
  • Motivi zoomorfi mitologici (draghi, cavalli marini, arpie, serpenti alati)
  • Motivi antropomorfi (figure umane maschile e femminile, mezzibusti, facce, ballerine)
  • Motivi antropomorfi mitologici (sirene, venere, aurora, amazzoni)
  • Motivi religiosi (angeli e  putti, santi, figure di Cristo e della Madonna)
  • Motivi simbolici e allegorici (trinacria, Italia, simboli araldici, stemmi…)
  • Motivi paesaggistici (vedute, panorami, tramonti, scorci, ruderi, monumenti) 
  • Motivi storico-cavalleresco (Paladini, busti di paladini, teste di paladini, re e saraceni, personaggi storici come Garibaldi, Colombo o Napoleone)
  • Motivi folkloristici (carretti siciliani, contadinelle, danzatrici, figure in costumi tipici siciliani) 
  • Motivi Fantastici - astronomici (girasoli con facce umane, soli e lune con facce umane.

 
 

i“masciddari” finemente istoriati, si rifanno originariamente a raffigurazioni di religiosità popolare, con tipiche rappresentazioni riconducibili agli ex voto con il compito di esorcizzare il male (funzione apotropaica). Successivamente i temi centrali diventano quelli epici cavallereschi delle gesta dei paladini di Francia, con le figure predominanti di Orlando e Rinaldo. Figure semplici ma belle, che sembrano balzare fuori con la loro ingenuità e danzare insieme al carretto. 

 

Temi figurativi Le scene che ornavano le varie parti del carretto raccontano le storie più diverse e seguono nel tempo un’evoluzione a sé stante. Pitture semplici, vivaci e curiose nello stile, che rappresentano fatti storici, avventure di ogni tipo, simboli e figure religiose. Episodi vari: dai paladini di Carlo Magno alle scene dei Crociati; dalla Cavalleria Rusticana alle battaglie dei garibaldini; dagli episodi dei soldati italiani nella Prima Guerra Mondiale alle scene di vita quotidiana degli anni ‘20. Ma anche episodi tratti dalla storia siciliana con i suoi personaggi-simbolo come Ruggero il normanno o i Vespri Siciliani. Non manca mai, però, uno spazio dedicato alle figure religione: lo sportello posteriore, infatti, veniva sempre destinato ad ospitare almeno un santo. C’è chi frequentava il teatro e traeva dal melodramma l’ispirazione con speciale preferenza per l’Otello ritraendo scene come: la battaglia di Otello con i Saraceni, altri preferiscono la storia e ritraggono la scoperta dell’America, altri ancora raffigurano le meravigliose imprese dei Paladini di Francia, Orlando e Rinaldo, le vicende di Ruggiero, Marfisa e Gano di Maganza, e così via anche la panca del carretto è anch'essa uno simbolo che può essere o meno arricchito di pitture, con riquadri raffiguranti scene tratte dalla Bibbia, nelle restanti parti, fiori vari, tramonti, paesaggi e animali completano l'opera.

La pittura

La fase ultima e forse la più delicata è affidata al pittore che dipinge i suoi quadri nelle fiancate laterali "i masciddara", nel “purteddu” (sportello posteriore) ed in tutti gli spazi dove è possibile dipingere qualche soggetto. Questa operazione presupponeva doti non comuni di abilità manuale, di artigianato sapiente ed estroso in grado di mettere a frutto varie sollecitazioni e stimoli culturali, non a caso i pittori di carretti furono molto rispettati. I più famosi pittori operavano in botteghe artigiane delle grandi città come Palermo e Catania, mentre nelle loro scuole si formarono i pittori dei centri minori.

 

la tecnica grafica-pittorica

I pittori ricalcavano i disegni attraverso una "vilina" (velina), che poi bucherellavano lungo il tratto della matita così da ottenere un campione per riprodurre svariate volte lo stesso soggetto, utilizzando la tecnica dello spolvero. Riportavano il disegno della velina sullo scacco della sponda esterna, abbozzando le figure e i personaggi secondo le sue conoscenze anatomiche e formali, infine ne coloravano le parti fino a formare un tutt’uno con il resto della decorazione. Tutti i personaggi venivano raffigurati in primo piano con una prospettiva elementare, pochi erano i tentativi di dare volume, sicché le figure risultano quasi bidimensionali. Il colore è sempre acceso con un accentuato effetto di vivacità e non aveva ombreggiature ne sfumature particolarmente ricercate, ma solo alcune linee (alla maniera delle icone bizantine) contornavano il tutto e delimitavano le campiture. Come ultimo tocco il pittore poneva delle iscrizioni sopra e sotto le scene delle fiancate e sullo sportello. Indicava in alto, il nome del carradore e l’indirizzo della sua bottega, nonchè il prprio nome seguito sempre dall’indirizzo della suo laboratorio ed i taluni casi apponeva anche il nome del proprietario del carretto e la data di realizzazione, in basso invece descriveva le scene raffigurate attraverso una breve didascalia.

Le fonti iconografiche Le fonti iconografiche sono da ricercare nelle illustrazioni dei romanzi di ogni genere storico o epico cavalleresco, pubblicate in edizioni popolari a dispense tra l'Ottocento e il Novecento, nelle immagini agiografiche per quanto attiene ai soggetti religiosi o in alcune oleografie diffuse nei primi anni del Novecento.

Gli episodi e le scene raffigurate si possono riunire in cinque filoni figurativi:

1) Devoto - scene della bibbia o della vita dei santi. 2) Storico-cavalleresco - poemi epici cavallereschi. 3) Leggendario-fiabesco - mitologia antica. 4) Musicale-teatrale - opere liriche e melodrammatiche. 5) Realistico - scene di caccia, momenti di vita popolare contemporanea o di cronaca diffuse dai cantastorie.

Le immagini dipinte, finivano per fare assomigliare il carretto ad una specie di libro aperto, specialmente se si pensa che nella Sicilia del secolo scorso non erano in molti a saper leggere e scrivere. I pannelli così ornati finivano per avere la stessa funzione dei cartelloni dell'opera dei pupi, cioè servivano a sintetizzare una storia in pochi quadri, come in un libro di storia delle elementari. Col passare del tempo la tradizione di dipingere il proprio mezzo di lavoro non si è persa del tutto. Anzi, scomparsi i carretti, i pittori si sono adeguati, trasferendo il loro repertorio pittorico-figurativo nei motofurgoni e nei camion. Non è raro per le strade di Palermo, nei mercati dei rioni popolari, incontrare questi moderni mezzi decorati e bardati come carretti.

 

 
 

 

Le diverse scuole

L’arte di decorare e dipingere i carretti era così diffusa nell’Isola da dar vita a delle vere e proprie scuole di stili di cui oggi, purtroppo, ci sono solo pochi eredi. Quindi numerose erano le botteghe d'arte sparse per la Sicilia dedicate principalmente alla pittura del carretto, come numerosi erano i pittori che vi si avvicendavano. Tuttavia per quanto concerne la Sicilia occidentale si può operare un raggruppamento sia per tipologia geografica che per quanto riguarda notorietà e prestigio. I pittori di carri più noti operavano principalmente nel trapanese e nel palermitano. La zona del trapanese aveva i suoi centri maggiori a Castelvetrano, Marsala ed Alcamo, mentre nel palermitano oltre alla città di Palermo ricca di botteghe spiccava Partinico da un lato e Bagheria dall’altro. Ogni bottega aveva una sua organizzazione interna, un proprio modo di lavorare ed un proprio patrimonio di “vilini” cioè di disegni per la raffigurazione delle scene, ma gli stili grafici e pittorici erano comunque riconducibili alle maggiori botteghe del territorio che furono vere e proprie scuole per la formazione e la crescita artistica di molti pittori di carri e non solo. E' doveroso citare le scuole più importanti, con i loro principali maestri, di cui la Sicilia deve andare fiera:

Sicilia occidentale

la scuola dei Lo Monaco (una delle più antiche ed illustre botteghe di Palermo);

la scuola dei F.lli Ducato di Bagheria (anche questa attiva e operosa bottega dal quale uscirono numerose generazioni di pittori di carretti).

la scuola Cardinale;

la scuola Picciurro;

Meritano mensione anche i maestri pittori: Emilio Murdolo, Giuseppe Manfrè, Nicolò Carrozza, La Targia Giuseppe, Scirè Felice, Cronio Alfredo, Leonardo e Tommaso Rosselli, Salvatore Fricano, Giovanni Russo.

 

Sicilia orientale

In questa parte dell'isola la patria indiscussa del carretto siciliano è la cittadina di Aci Sant'Antonio (CT), che vanta il nome di pittori di carretti quali Domenico di Mauro e Nerina Chiarenza. Sempre in provincia di Catania, a Riposto, opera un giovane maestro pittore, Damiano Rotella che custodisce la pittura catanese. A Ragusa lavora il maestro Biagio Castilletti.

 

carretto decorato in stile ragusano

 
 

 

     
 

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